sabato 16 aprile 2011

sabato mattina

Sabato mattina ore 06.20, mi sento riposato. Non sono uno di quelli che alle 6.20 del sabato mattina sono al bar a fare colazione dopo una notte passata in discoteca, nè tantomeno sono uno di quelli che al sabato mattina alle 06.20 si sveglia perchè è abituato così. Mi chiamo Paolo e da piccolo volevo fare lo scrittore. Quando compii otto anni mio nonno mi accompagnò in libreria per farmi scegliere il suo regalo, un ragazzino di otto anni in libreria è un pò come fosse sotto tortura e invece io mi sentivo felice perchè mi è sempre piaciuto l'odore delle pagine nuove. Scelsi un libro per la copertina rossa, il mio colore preferito, poi mio nonno ne scelse un altro per il contenuto. Quando avevo otto anni andavano molto di moda i libri horror per ragazzi, "i piccoli brividi", poi c'erano i libri per i ragazzi un pò più "preparati", "il battello a vapore". Ricordo che il mio primo libro mi fu imposto dalla maestra di italiano, nonchè proprietaria dell'unica libreria nel paese nel quale vivevo, ed era un battello a vapore della fascia azzurra. Quindi cominciai con il battello a vapore per poi passare rapidamente ai piccoli brividi. Sicuramente qualcuno per me capì che non ero abbastanza "preparato". Comunque, dicevo, il diciotto ottobre di parecchi anni fa mi ritrovai in libreria con mio nonno e due libri per le mani: uno con la copertina rossa e l'altro che si chiamava il piccolo principe. Li lessi entrambi nelle vacanze di natale e quello con la copertina rossa (non so se si è capito ma non ricordo assolutamente il titolo) mi fece capire che da grande avrei fatto lo scrittore mentre l'altro è diventato il mio libro preferito. Ore 6.30 di sabato 16 aprile. In casa sono l'unico sveglio sia perchè è sabato mattina e sono le 06.30, sia perchè vivo da solo. Ogni tanto dimentico di essere stato mollato dalla mia amante, convivente, adorata Sara. Non so se è un riflesso incondizionato oppure se la mia memoria ha rimosso così velocemente l'accaduto. E' successo circa un mese fa ma in realtà erano anni che la nostra relazione aveva dei bassi, mai alti. Continuava ad incolparmi, a darmi dell'incapace, inutile, un fallito senza soldi. Effettivamente lo sono, anzi, lo ero. Come detto ho sempre sognato di fare lo scrittore e, come ben sapete, uno scrittore, che ancora non è uno scrittore, per mangiare deve avere un secondo lavoro. Io, invece, volevo fare lo scrittore a tempo pieno. In poche parole lei lavorava tutto il giorno dandomi la possibilità di sognare e lo faceva per amore. Quando poi si è innamorata di un altro, la stronza, ha iniziato ad odiarmi ed accusarmi. Fino al mese scorso, esattamente il giorno più bello della mia vita, quando per festeggiare sono tornato a casa con lo Champagne più costoso del bar sotto casa. Entrando ho trovato le mie valigie pronte. "Amore perchè hai fatto le valigie?" "Perchè tu te ne vai da questa casa. Il nostro rapporto è finito ed io ho deciso di comprare la tua parte di casa dato che dall'anticipo che ti sei fatto prestare dai tuoi genitori ad oggi non hai mai pagato una rata di mutuo" Aveva ragione, la nostra era una storia che andava avanti da una vita, circa dieci anni e, tre anni prima, quando decidemmo di comprare un misero bilocale alle porte di Milano, i miei mi prestarono 50 mila euro per bloccare l'appartamento. Sara anticipò gli altri 50 mila euro e si intestò il mutuo. Da allora io non avevo mai pagato una rata. "Mi stai lasciando? Cioè, a prescindere dalla casa, dalle valigie e da tutto, mi stai lasciando?" "Sei un patetico stronzo che se n'è approfittato di me per tutti questi anni, ora te ne vai e mi lasci l'appartamento. Ecco qui un assegno con i tuoi 50 mila euro così finalmente i tuoi genitori potranno riavere in un colpo solo sia il figlio a casa che i loro soldi". Sbattuto fuori da una casa che non avevo arredato io e nella quale, da un pò di tempo, mi sentivo un estraneo. Mi ritrovai con 350 mila euro, una bottiglia di Champagne e tutti i miei vestiti racchiusi in due valigie vecchie. Ah... quasi dimenticavo. Quello era il giorno più bello della mia vita perchè finalmente la casa editoriale alla quale avevo mandato i miei scritti mi aveva ingaggiato con un contratto da 300 mila euro per i primi cinque libri che avrei pubblicato in cinque anni con loro. I primi tre li avevo già consegnati e sarebbero usciti in ordine nei prossimi tre anni e così avevo altri cinque anni per scrivere due libri. In più, oltre quei 300 mila euro, il contratto prevedeva il 50% di tutti i chachet delle varie trasmissioni o pubblicità alle quali avrei partecipato. In poche parole la brava Sara mi ha portato alla fama per poi mollarmi. Ore 06.40 di sabato mattina e accendo la mia prima chesterfield della giornata. Un pò troppo presto per fumare, lo so, ma devo smaltire la sbornia di ieri sera. Da quando ho cambiato casa e soprattutto zona tante mie abitudini si sono stravolte tranne quella di andare il venerdì sera al supermercato. Essendo io un abitudinario ed avendo la macchina, il venerdì sera vado a fare la spesa al supermercato dietro il mio vecchio appartamento, quello che ora è solo di Sara. Certe cose accadono perchè devono accadere, quindi ero preparato ma quando si dice il classico "prima o poi doveva succedere" in fondo si spera sempre nel "poi" e mai nel "prima". Per farla breve, proprio al reparto che odio (in realtà lo odio da ieri sera, non ricordo di avere mai detestato così tanto i surgelati prima), c'era Sara con il suo nuovo (o vecchio?) ragazzo che sceglievano il gelato da assaporare sul divano davanti ad un film. In un primo momento la strana voglia di andarle incontro si è impossessata della mia ragione ma per fortuna ho avuto il tempo di cambiare strada prima che fosse troppo tardi. Nelle ultime due settimane il mio primo libro è in tutte le vetrine e, grazie a questa pubblicità, sta riscuotendo notevole successo. Nonostante ciò rimango convinto che agli occhi di Sara sono il solito buono a nulla che si gode un successo momentaneo. Un incontro quello di ieri che mi ha portato ad acquistare la mia carne preferita, il mio vino preferito, il mio whiskey preferito. Che soprattutto mi ha portato a mangiare la mia carne preferita, a bere tutta la bottiglia del mio vino preferito e ad assaggiare gran parte della bottiglia del mio whiskey preferito. Ragione per cui alle ore 06.50 del sabato mattina ho appena spento la mia prima sigaretta. In certi momenti mi sento come il personaggio principale del mio romanzo, un professore universitario che di notte fa il serial killer, ucciderei senza scrupoli per soldi e per soddisfazione. L'idea per il romanzo è nata da tutti i romanzi polizieschi che ho letto fin da quando ero bambino, improvvisamente mi son detto: "ma perchè non essere dalla parte del cattivo?", l'obiettivo è quello di far appassionare il lettore al personaggio che è il classico "cattivo odioso" di tutti gli altri romanzi. Per adesso, la prima storia è piaciuta/sta piacendo e ovviamente il "cattivo odioso" l'ha fatta franca. Ore 07.10 è durata fin troppo la prima doccia della giornata. Ho deciso di andare al mio nuovo "solito bar" per fare la prima colazione della giornata, di solito ne faccio due una alle sette e l'altra verso le unidici. Prima di andare al bar, al solito con le cuffie, mi dirigo verso l'edicola per comprare il quotidiano, il bravo I-phone, però, nel tragitto interrompe la solita canzone che uso in questo periodo per svegliarmi, Sweet home Alabama, regalandomi il "rumore" della mia solita suoneria (un abitudinario adora la parola "solito/a"). Il primo pensiero è il "chi cazzo rompe alle sette di mattina" il secondo è "non mi va di prendere il telefono in mano quindi me ne fotto e rispondo direttamente con il bottone delle cuffie". "Pronto" "Ciao, ti ho visto ieri sera al supermercato. Non sono riuscita a dormire stanotte." La stronza. In realtà la ex stronza, quante cose possono cambiare con una semplice telefonata. Ovviamente la amo ancora, nonostante tutto. "Ciao Sara, come stai? Anche io ti ho vista ieri. Sai che non lui non è male!?" "Non iniziare a fare lo stronzo. Ti ho pensato tutta la notte, ho pensato che non ti ho ancora chiesto scusa dopo aver letto la tua lettera meravigliosa". Colpo basso. Avevo dimenticato di dire che i 50 mila euro ai miei li avevo restituiti con i soldi dell'ingaggio e che il suo assegno gliel'avevo ridato insieme agli atti del notaio con i quali attestavo che la mia parte di appartamento l'avevo intestata a Sara Bonatti. E poi, romantico come sono, le avevo riassunto la nostra storia in un racconto che avevo allegato, così, tanto per non passare inosservato. n.d.a. (continuerà, siate fiduciosi!)

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