Quando due menti contorte si incontrano in un strano pomeriggio di primavera, un insieme di preconcetti previssuti, vite di altri calpestate in sentieri consumati. L'ennesimo leader della compagnia che, nonostante la noia mortale di un gruppo annoiato, continua a sollecitare con la solita routine. In poche parole, la vita non è sempre fatta di alti e bassi. C'è chi sceglie per una vita fatta di medi, una piccola oscillazione ogni tanto ma mai uno tsunami, non alti e bassi ma linee rette e piccolissime curve pianificate da tempo.
Alice studiava filosofia nella più prestigiosa università di Milano, bassina con poca voglia di novità, la classica studente che compra tutti i libri il primo giorno di lezione e sottolinea con il righello per evitare di fare delle linee storte. La classica studente media, in un ambiente medio, circondata da gente media. Casa, università, pranzo, cena, solito programma in tv, orari prefissati e guai a chi li scombina, piani pianificati, percorsi già percorsi. La classica studente che... bhè la classica studente che studia le ore per capire i minuti.
Se c'è una cosa che adoro fare è suddividere le persone in categorie che solo la mia mente conosce, classi di individui che si assomigliano per particolari che vengono notati. Nell'ambito scolastico, ad esempio, ci sono tre "classi" predominanti:
- gli studenti che amano esserlo: sono quelli che vivrebbero di studio, che adorano frequentare gli ambienti universitari e che si vestono da studenti per tutta la vita. Aperitivo al baretto dell'università, colazione al baretto dell'università, fosse per loro anche la doccia al baretto dell'università. Sono quelli che studiano non solo le materie utili per il superamento degli esami ma che approfondiscono. Quelli che seguono solo le lezioni che reputano interessanti, che possono studiare poco e prendere 30 e che rimarranno nostalgici per tutta la vita. Sono quegli studenti che hanno come obiettivo di vita il rimanere studenti diventando professori, vivere in campagna ed avere una camera per i libri, il cinema, la lavagna piena di numeri, l'abbonamento alla rivista mensile preferita, e così via. Quelli che organizzano i viaggi e che non visitano i musei. Di questa classe fanno parte anche "gli studenti a tempo perso" che sono quelli che se la cavano pur studiando nel tempo libero e diventando dei perfetti secchioni a due giorni dall'esame. Quelli che durante la settimana suddividono il loro tempo in partite a calcetto, aperitivi, cinema, discoteca. Quelli che non conoscono l'orario delle lezioni ed hanno bisogno di una guida spirituale per andare avanti nel percorso universitario. Sono due classi apparentemente diverse ma che in realtà hanno gli stessi identici ideali.
- gli studenti che lo fanno come fosse un mestiere: sono quelli che preparano i "programmi di studio" con le lezioni da seguire, gli appunti da prendere, le materie da studiare, le ore da destinare allo studio, in media otto al giorno, le birra (esclusivamente piccola) solo al sabato, le ore di sonno che non devono essere inferiori ad otto. In poche parole gli studenti che hanno l'otto in testa. Durante i cinque anni del liceo la loro media doveva essere dell'otto, dividono la loro giornata in tre parti da otto, che possono frequentare un circolo massimo di otto persone (esclusivamente come loro), che studiano come i dannati ma producono con la media dell'otto (questo è un altro mio personalissimo teorema: la producibilità dell'otto cioè essere effettivamente produttivi per otto minuti in un'ora di studio/lavoro/sport).
- i secchioni: quelli che non hanno bisogno di presentazioni.
Alice impersonificava la seconda categoria.
Poi c'era Lorenzo, bassino, grassottello, apparentemente simpatico, poco smart. In poche parole un finto leader mancato. Anche lui studiava economia nella stessa università frequentata da Alice. Stessa identica categoria d'appartenenza anche se Lorenzo voleva a tutti i costi appartenere alla prima categoria e, di conseguenza, faceva di tutto per frequentare gli "abitanti" della prima categoria.
Facciamo che salto tutta la parte noiosa della storia e che la racconto con altri due personaggi:
siamo a parco palestro a Milano e c'è una ragazza sulla trentina che lavora alla feltrinelli di Buenos Aires, bionda altezza media molto carina. E' in compagnia del suo cane un Labrador nero che ha avuto in regalo per le sue nozze dal suo testimone, suo fratello (di tutta la storia questo è il personaggio al quale sono state destinate meno parole ma è indubbiamente il più figo... che regalo è un Labrador?!?! Anzi... un Labrador con un fiocco rosso che ha percorso tutta la navata della chiesa e che aveva intorno al collo le fedi nunziali. L'ideatore di questo regalo, il fratello della ragazza, è il personaggio perfetto. Una comparsa che si fa strada per l'originalità). Il nome del cane è Lorenzo. Dall'altra parte dello stagno, se non conoscete parco palestro andate pure a cercare la piantina su internet e soprattutto andate a visitarlo perchè è bello, comunque, dall'altra parte dello stagno, c'è Giancarlo con la sua dolce metà un Labrador bianco che ha chiamato Alice. Capisco che Giancarlo e la tipa della feltrinelli (ho dimenticato di dire il nome prima e mi sembra inutile dirlo ora) sono due tipi molto più interessanti di Lorenzo e Alice (quelli dell'università... non i cani!) però c'è da dire che Giancarlo ha 64 anni ed ha avuto in dono Alice da sua figlia ed ha deciso di chiamarla come la sua ex moglie scomparsa da poco.
I due cani si incontrano, i due padroni si stanno simpatici, i due cani si odorano, i due padroni decidono di farli accoppiare. Questa è la storia di Alice e Lorenzo, i due cani, il finale è molto simile a quella di Lorenzo ed Alice i due universitari.
Però, c'è un però.
Ritorniamo alla storia principale, dopo l'accoppiamento ampiamente descritto con i due cani.
Lorenzo, ha accettato uno dei lavori più noiosi che siano mai stati inventati, l'assicuratore. Tutto il giorno davanti al pc con delle tabelle per garantire assicurazioni di ogni genere a persone di ogni genere. Un uomo piatto dalla vita piatta con orari piatti. Vive ancora con i suoi non collaborando alle spese e soprattutto non utilizzando un minimo di energie. Quando c'è la mamma che fa tutto è più bello vivere, sicuramente più facile. Lorenzo, tra due giorni, deve partire per un convegno a Parigi dove rappresenterà la filiale italiana. Un uomo che in realtà è ancora un ragazzo, che vive una vita piatta, ma che soprattutto è convinto di appartenere ad una "categoria" che non è la sua. Lui non è veramente innamorato di Alice, lui è convinto di esserlo perchè vede in Alice la sua seconda mamma, quella che gli preparerà tutto nel futuro, quella che rappresenta l'altra parte piatta, l'altro segmento che deve incontrare la sua linea retta.
Il tradimento e non parlo esclusivamente di quello fisico, è l'azione più infima (parola molto simile ad un'altra parola che ho preferito non usare... "infame") che esista.
Ma partiamo dal vocabolario:
Tradire: Ingannare qlcu. o violare un patto, venire meno a un obbligo vincolante, alla fede data: t. la moglie, un amico; t. un ideale, la patria; in contesto noto l'arg. può essere sottinteso: chi ha tradito sarà condannato || t. le speranze, le attese, deluderle.
Detto questo, per quanto mi riguarda, ogni tipologia di tradimento è la massima espressione della tristezza.
Tradire ad un convegno, a circa 1000 km dalla propria "amata", per una donna che non si vedrà mai più nella vita, è la massima espressione dello squallore.
Confessare il tradimento è, invece, uno svuotarsi l'anima delle proprie colpe cercando di "vomitare" ogni ragione di un'azione irragionevole. Lorenzo, quello piatto, ha deciso di tradire la brava Alice. Quando poi ha deciso di confessare tutto ad Alice, cercando di mascherare lo squallore con il rispetto, si è sentito la sua vocine che, in preda al panico gli ha detto:
"è arrivato il momento di prendere una decisione. O mi lasci o mi sposi!"
Capisco che in questo momento molto probabilmente vi ritroverete a compiatire Alice ed a immaginare Lorenzo come il diavolo sceso in terra. Sicuramente volete sapere com'è andata a finire questa triste e piatta storia. Vi assicuro che tante altre parole sarebbero inutili e che ve le evito chiedendovi di provare ad immaginare due cani che sono costretti ad amarsi.
Nessun commento:
Posta un commento