mercoledì 7 luglio 2010

La foto - Parte quarta

Quando vidi quella fotografia il mio cuore si fermò, tutto intorno sembrava un film muto ed io riuscivo a sentire solo il fruscio del vento tra le foglie degli alberi.

- Andrea, siediti qui ascoltami. Ti racconto questa storia perchè a breve conoscerai tuo fratello, sempre se ne hai voglia.

Mio padre era cosi, doveva spiegare per poi mettere alla prova. "Allora ti insegno ad imbiancare le pareti cosi oggi pomeriggio fai tu il terrazzo" , "Vediamo se hai imparato a giocare a scopa" , "Io però te le ho spiegate le equazioni, com'è possibile che non riesci a superare la sufficenza?".

-Dodici anni fa tua madre ed io eravamo molto amici, frequentavamo tutti il parco comunale anche insieme ai tuoi zii.

La storia iniziò proprio cosi, ricordo che tutti i miei cugini smisero improvvisamente di ridere ed ascoltarono senza distrarsi un attimo. Mia nonna non volle assistere a quelle parole e mia zia la accompagnò in cucina.

-Tua madre era fidanzata con un nostro amico che si chiama Tano, in realtà era tutto pronto per le nozze. Mancava un mese al matrimonio quando lei improvvisamente capì di non essere più innamorata del povero Tano. Quando crescerai capirai come vanno queste cose, ora ti dico solo che tua madre ed io iniziammo a frequentarci proprio durante i preparativi del matrimonio ed in quel periodo lei scoprì di essere incinta di te ed Antonio. Tutto ciò che è venuto dopo si riassume in un accordo che ha allontanato te da tuo fratello e tua madre da suo figlio, qui in Sicilia funziona così soprattutto se hai a che fare con gente come Tano.

Avevo undici anni, quasi dodici. Il dolce odore della terra quando la pioggia ha affrontato per un lungo periodo la sua superficie, il colore dei primi timidi fiori, la presenza di tutte le persone della mia vita. Non ricordo di aver pianto quando capii seriamente cosa mi stava succedendo. L'unico pensiero che ho ancora nitido di quel pomeriggio fu la decisione di voler fare il poliziotto da grande, per poter uccidere Tano o chiunque avesse fatto piangere mia madre. Mia cugina andò a sedersi in braccio a sua madre ed iniziò ad urlare, voleva conoscere sua sorella gemella. Lei, invece, è sempre stata così, ha sempre desiderato le attenzioni di tutti, voleva essere il personaggio principale di ogni film quotidiano. Ora, coincidenze del destino, rischia l'overdose un giorno si e l'altro pure, da quando morì mia zia lei iniziò ad odiare la vita. Quel racconto, in quel pomeriggio felice fu l'errore più grande che i miei potessero fare, non so come avrei agito io da adulto in una situazione del genere, di certo però non credo sia stato opportuno aver presentato la realtà in questi termini. Tutto ciò che è successo alle persone presenti quel pomeriggio nel corso dei successivi trent'anni è stato un susseguirsi di vicende strane e personaggi indescrivibili. Mio cugino più piccolo a diciannove anni decise di uccidere il padre di notte e per fortuna fu fermato in tempo dalla madre che confessò lo fece rinchiudere in un ospedale psichiatrico dove marciscono le menti.
Quando morì mio padre non provai pena, ero lì, seduto accanto al suo letto quando respirò per l'ultima volta ed io che non riuscii a dirgli: "te l'avevo detto che bere troppo fa male.."
I tempi del liceo modellarono per bene il mio carattere ma non la mia ossessione, poi però mi iscrissi alla sapienza di Roma sia perchè volevo evadere da quella terra che tanto mi aveva fatto male e sia perchè capii che per uccidere in Sicilia non bisogna essere poliziotto ma giudice. Quindi sapienza di Roma per cinque anni, notti e giorni passati sui libri e poi finalmente indossai la famosa divisa del giudice. Certo le prime cause sembravano barzellette ma ora, a quarantacinque anni, posso dire di essere arrivato dove volevo arrivare. Ho tra le mani il famoso fascicolo della "casa in campagna" l'operazione più nascosta e costosa della storia della guerra alla mafia. Il famoso Tano gestisce un casolare in campagna che risulta essere una masseria ma che in realtà è un giro di vite di bambini e famiglie disposte a tutto. Ricordo il giorno in cui "conobbi" mio fratello, cioè, il giorno in cui lo vidi da lontano perchè lui non doveva sapere niente di me. Fu il giorno in cui un tale da Torino lo venne a prendere per portarlo via da quella vita.
Leggendo e rileggendo queste carte, mi rendo conto che probabilmente mio fratello possa aver intrapreso la carriera del mafioso e chissà se ora è un pezzo grosso.
Questa è la storia, riassunta ed ancora da raccontare. Il prossimo futuro sarà l'indice del mio libro, del nostro romanzo.


"Due ragazzi nel borgo
cresciuti troppo in fretta
un'unica passione
per la bicicletta
un incrocio di destini
in una strana storia
di cui nei giorni nostri
s'e' persa la memoria"
F. De Gregori

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