"Si prega i signori di prendere posto il più rapidamente possibile. L'aereo partirà tra non più di quindici minuti".
Le file dei soggiolini blu corrono lungo i lati dell'aereo. Copri testa bianchi sporchi di chissa quante sudate. Mi chiedo se li laveranno mai. Ho mal di testa. Un tremendo mal di testa. Devo aver sbattuto troppo forte in quel dannato taxi.
Chiudo gli occhi e ascolto la gente.
"Mi scusi, sistemo solo la valigia nella cappelliera"
"Prego si figuri"
"Quello è il suo posto. Io ho il 23C"
"Si prego. Sa com'è, una vacanza dopo così tanto tempo ci voleva".
E così via. Fila dieci. Fila venti. Fila trenta. Fila quaranta. Fila cinquanta.
Il prete parla con una coppia di anziani signori. Lo osservo mentre tutta la gente dinanzi a me continua a prender posto
"Lei ha il posto di fianco al mio? Le spiace se prendo quello lato corridoio? Io dovrei avere il 54A. Sa com'è uno chiede per un posto e loro te ne danno un altro.
Sono sempre stato terrorizzato dal lato finestrino. Tutte quelle nuvole che mi corrono di fianco" Il prete parla con tono tranquillo, come ogni uomo di chiesa. Penso che è un peccato non avere il posto di fianco al suo. Ci avrei conversato con piacere. Prima di addormentarmi ovviamente.
"Non c'è problema padre. Si figuri. Può sedersi qui di fianco a me"
"Grazie mille figliuolo. Fossero tutti gentili come lei a questo mondo. E' stato gentilissimo."
Il prete prende posto ed io gli passo avanti. Posti sessantatre A, B, C, D, ed E. Il valzer dei seggiolini. Una famiglia con un bambino che avrà avuto poco più due anni cerca di sistemarsi come meglio può nell'angusto corridoio. Qualcuno da dietro impreca che la fila non avanza.
"Signori vi preghiamo di prender posto il più rapidamente possibile. L'aereo partirà tra pochi minuti."
L'hostess aspetta in fondo alla fila verificando che nelle cappelliere tutto sia ben ordinato e che ognuno sia seduto al suo posto.
Il bimbo piange. La madre cerca di farlo dondolare un pò tra le sue braccia baciandogli la fronte. Quello che sembra essere il padre continua a sistemare qualcosa nel posto sopra il suo. Altri due ragazzi dinanzi a me.
Un ragazzo capelli neri, ondulati cerca di aiutarli.
"Signora se vuole potete sedervi nei posti sessantatré C e B, io prendo quello nell'altra fila". Il ragazzo era in attesa nella sala di fronte al gate poco prima. Sembrava agitato. Muoversi a scatti come una bambola a molla arrugginita.
"Grazie mille giovanotto, ma non so se è possibile..."
"Non si preoccupi signora, così potete stare vicini. Questi bambini in aereo deve essere un dramma tenerli a bada. Il vostro posto è il sessantaquattro D, giusto?"
Il ragazzo parlava tenendosi con una mano alla cappelliera mentre con l'altra stringeva il suo bagaglio a mano. Cinquanta per quaranta per venticinque.
"Grazie mille è gentile da parte sua"
L'uomo, la donna ed il bambino si accomodano. Il ragazzo siede, ed io leggo il mio biglietto. Posto sessantaquattro E. Posto finestrino. Vista spazio. Vista cielo. Vista ala. Vista mondo. Mi è sempre piaciuto vedere la terra che si stacca dalle ruote dell'aereo, o vederla avvicinare al momento dell'atterraggio.
"Ciao scusami, ho il sessantaquattro E, ti spiace?" Cordiale e cortese. E' cosi che si è al momento di un decollo di un aereo. Tutti pronti a vivere la loro vacanza al sole di Dubai.
Il ragazzo si sposta ed io prendo posto vicino al finestrino.
"Viaggio di piacere he. Chi non sognerebbe una vacanza dall'altra parte del mondo" continuo ad osservare la gente che passa nel corridoio centrale e cerco una banale conversazione con il ragazzo che mi è di fianco. Quando l'ho incontrato prima dell'imbarco in bagno aveva due occhi come due mongolfiere al vento. Ora mi osservava con aria perplessa.
"Si, qualcosa del genere. E lei?"
"Si, qualcosa del genere. Arrivare all'areoporto e prendere il primo volo che capita ha sempre qualcosa di affascinante non crede".
Mentre gli espongo la mia filosofia di vita lui mi guarda fisso per qualche istante. Poi sorride e mi porge la mano.
"E' una interessante modo di prendere la vita di petto. Comunque piacere io sono Nicola"
Gli stringo la mano con entuasiasmo, e nel frattempo quella sottospecie di pornodiva che attendeva nei pressi del gate, passa di fianco a noi. Mi sorride ammiccante e prende posto esattamente di fronte me. Vedo il suo cappello sparire dal capo del seggiolino ed i suoi cappelli scompigliati dalla sua mano abbracciarsi al bianco che copricapo. Si profila davvero una gran bella vacanza di fine vita.
E poi lo show delle hostess e degli stewart, la danza dei giubotti gonfiabili e delle maschere d'ossigeno. Un ospedale ad alta quota. Paradossale, io da un ospedale cercavo di scappare e loro mi ripropongo sta storia delle maschere.
"I giubotti di salvataggio sono situati al di sotto dei vostri sedili. Le machere d'ossigeno calerano automaticamente di fronte a voi in caso di emergenza. Provvedete prima a sistemare la vostra e solo in seguito aiutate chi vi è vicino qualora abbia problemi..."
La voce dagli altoparlanti continua con le lezioni di salvataggio ad alta quota. Le hostess continuano con il loro teatrino, e mentre l'aereo si muove per dirigersi verso la pista di decollo, mentre Nicola di fianco a me fissa con sguardo perso il seggiolino di fronte a lui, io poggio la testa sull'oblò e mi addormento.
Sogno una massa informe di sostanze gelatinose. Si sommano una sull'altra. Aumentano di volume. Si espandono per tutto lo spazio intorno a me. Sono sempre di più. Si moltiplicano. Mi si attaccano ai piedi, e poi iniziano a salirmi sulle gambe. Invadono tutta la stanza. Sono sempre di più. Sono sommerso fino alla vita. Li sento ridere, toccarmi, saltarmi addosso. Sono sul mio petto, sul collo. Mi soffocano. Cerco di divincolarmi ma non ci riesco. Fino alla bocca. Il naso. Soffoco. Non respiro. E poi un'esplosione.
Mi sveglio di soprassalto. Sono sudato, i capelli umidi poggiati sul sedile.
Intorno la gente legge giornali. Ascolta musica. Qualcuno scrive sul suo laptop. Guardano il film con le cuffie proiettato nello schermo in fondo all'aereo. Ridono. qualcuno dorme. Nicola di fianco a me fissa ancora il sedile di fronte a lui. Non penso si sia mosso di un centimentro, da quando mi sono addormentato. Mi alzo e vado in bagno.
Le hostess sono in giro per l'aereo a servire bevande calde, panini preconfezionati, brioche e qualche altra sostanza racchiusa in delle fetide buste.
Aprò la porta del bagno e sbatto contro qualcosa.
"Oh diamine mi scusi". La donna che siedeva dinanzi a me era in bagno mentre osservava lo specchio. Quella sua camicetta un pò troppo sbottonata. Quei suoi bracciali. Quei suoi lunghi capelli cadenti lungo le spalle. Mi tira dentro e chiude la porta sbattendola dietro di me. Blocca la serratura.
Mi schiaccia contro il microscopico lavandino. Inizia a baciarmi. Mi sbottona la camicia. Le prendo per la nuca e la bacio a mia volta. Lei mi serra le mani e scivola giù verso il cavallo dei miei pantaloni. Toglie la cintura e e infila la testa in mezzo alle mie gambe. Sospiro. Le tengo la testa. Sbottona da sola la camicetta, ed i suoi seni vengono fuori con tutto il loro vigore penzolanti. Mi stringe dietro le natiche. Ed io ho un sobbalzo. La osservo mentre muove la testa ritmicamente. Mi guardo nello specchio ho la bocca leggermente aperta ed un aria da ebete. Tolgo la mia camicia buttandola nel sudiciume del pavimento del bagno e penso a come da bambino mi incastravo nell'immenso tubo buio del parco sotto casa. La prendo per le braccia e mentre la sto tirando su, mentre immagino il suo volto contro lo scarico che ansima in silenzio per no farsi sentire dall'aereo, mentre immagino le mia mani suoi suoi seni e le mie labbra sulla sua schiena un tremendo scossone fa muovere tutta la cabina. Sbatto la testa contro il portasapone e perdo conoscenza.
Quando mi risveglio lei e riversa sulla tezza del cesso, un rivolo di sangue le cola dalla tempia. Ha frantumato lo specchio del bagno con una testata.
"Hey, mi senti? Tutto bene?". Niente. Silenzio. Non si muove. Le do qualche schiaffetto in volto. Ma rimane immobile. Sono chiuso nel cesso di un aereo con una donna mezza nuda e non so neanche il suo nome. Tento di abbottonarle la camicetta ma non ci riesco. I seni le cadono dritti come due angurie sul bordo del cesso.
"Porca vacca".Un altro scossone. L'aereo oscilla paurosamente. Mi ricorda ancora una volta un bus nel centro di san paolo in brasile. Mi guardo allo specchio ancora una volta. Ho un bernoccolo sulla tempia.
Esco fuori e sbatto la porta del bagno. Due hostess sono sdraiate per terra vicino al frigo dei panini e delle bevande. Si aiutano a vicenda a risolevarsi.
Guardo il corridoio e mi viene in mente uno dei quei film comici in seconda serata trasmesso qund'ero bambino. L'aereo piu pazzo del mondo si chiamava mi pare.
La gente urla terrorizzata. Qualcuno è in piedi. qualcuno abbraccia la sua consorte. Sento un bambino piangere dall'altro lato dell'aereo. E la voce del capitano che iniza a venir fuori dall'altoparlante.
Guardo il lato est dell'aereo. Un enorme ondata di fumo investe tutti gli oblò del lato vicino al mio finestrino. L'aereo si incrina ed un mare di oggetti, libri, cellulari e computer portatili inizia a rotolare verso la cabina del pilota.
Stiamo precipitando.
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