mercoledì 5 maggio 2010

Delays - Parte ottava

- Pronto
- Ehi socio, sono io. Senti...
- Carlo cazzo, non sai che sta succedendo...
- Socio non chiamarmi per nome, lo sai che preferisco evitare. Posso parlare?
- Aspetta...
Adoro il mio lavoro. Fate ciò che amate. Pensate con la testa, scegliete con il cuore. Mi piace l’essere sempre in bilico su di un filo sospeso a 30 metri dalla vita normale. Mi piace rischiare, sentire l’adrenalina, avere a che fare con farabutti e gente senza scrupoli. Mi piace trovarmi in stanze in cui sono l’unico senza una calibro 38 nel calzino. O nelle mutande. Ma odio prendere l’ascensore. Non lo prendo mai. Inizio a vedere le quattro pareti laterali stringersi verso di me, il fiato inizia a mancarmi, il sudore a scendere. Odio non avere vie di fuga, o almeno odio non avere l’illusione di averle. E scusate la cacofonia.
- Vai Carlo, puoi parlare...
- Socio dai, non chiamarmi per nome, lo sai...
- Cazzo Carlo, parla...qui va tutto a puttane...il volo è in ritardo, il signor Mayer sarà in ospedale con la testa sfasciata dal parabrezza della Mercedes dentro cui è entrato un taxi...e soprattutto, soprattutto dal taxi...
- Sentimi socio, solo un attimo, è importante. Devi andartene. Ti hanno visto, ti hanno scoperto, ti hanno...
- Di che stai parlando?
- Sai intercettavo le chiamate da Dubai verso cellulari nell’aereoporto...sai sono scupoloso socio, mi paghi per questo giusto?
- Stringi!
- Ecco insomma...un certo Nicola ha chiamato John, il nostro John...bhé insomma, ecco...ha detto di aver visto un prete che finge...tu sei un prete adesso giusto?
- Cazzo...
- Bhè ecco....sembra che stiano aspettando pure lui...non so perché...ma dice che ti ha scoperto e...socio, devi andare...
- C’è lui qui...per questo sta andando tutto a rotoli...
Ottobre 1999. Lavoravo già con Carlo. Truffa dell’agente immobiliare. O della casa. O come volete lo chiamate, le truffe non hanno un nome. Non esistono. Nel momento in cui vengono battezzate sono svelate. Ed irripetibili, almeno per professionisti come noi. Comunque, è una cosa semplice semplice. Si fa qualche ricerca su internet, fra gli annunci, per strada. Si trova l’immobile adatto, si aspetta che il soggetto adatto chiami all’agenzia, cioè a noi tramite un semplicissimo trasferimento di chiamata e il gioco è fatto. Tutto sta nella scelta dell’immobile e del soggetto. Immobile sfarzoso, esagerato, l’importante è che sia in qualche quartiere alla moda e abitato dall’alta società. Il soggetto non per forza stupido, basta ambizioso, ricco e soprattutto con tanta voglia di arrivare. Lo porti là, giochi un pò con questa sua voglia, descrivi minuziosamente i vicini e il gioco è fatto. Ti intaschi l’acconto che è così voglioso di darti per non perdere il suo biglietto d’ingresso nei salotti perbene e scompari prima che avvocato, commercialista, braccio destro o moglie stuzzichino il suo orgoglio ferito. Ecco forse lo scomparire è la fase più difficile ed importante, perchè con i soldi si possono fare molte cose e un uomo con molti soldi è pronto a fare moltissime cose per riacquistare la faccia. E scusate la cacofonia.
- No socio dai...non ricominciamo...
- Carlo io abbandono tutto...c’è lui e quello che è successo è solo un aperitivo di quello che sta per succedere...
- Antipasto si dice socio...
- Come cazzo si dice si dice...io abbandono...
Ottobre 1999 dicevamo. Truffa dell’agente immobiliare. O della casa o come si dice si dice. A parte il cambiare covo a cui una volta hanno messo fuoco, la volta in cui sono stato costretto a restituire tutto più interessi per non avere un Carlo sciolto nell’acido sulla coscienza, a parte questi ha sempre funzionato, sempre. O meglio, quasi sempre. Solo una volta non ricevetti il lauto acconto. Ed è stato quell’ ottobre del 1999. Dove questo simpatico signore piuttosto spigliato ed ironico è apparso nel giardino con piscina che stavo mostrando al neo eletto parlamentare tal dei tali. Si avvicinò iniziando a fare qualche considerzione sulla mancanza del solito agente immobiliare. Il neo eletto ovviamente già immaginava i sigari fumati in compagnia del famoso ambasciatore suo prossimo dirimpettaio, ma la sua ambiziosa compagna iniziò a storcere il naso e non si fece più nulla. Coda fra le gambe e a casa.
- Dai socio...non ci pensare...ci ammazzano quelli se non arrivi a Dubai...
- Ma se tu dicevi di andarmene un momento fa...dillo che avevi un brutto presentimento, dillo...
- No socio...io intendevo allontanarti, cambiarti...qualcosa...ma non possiamo abbandonare socio...
Sono superstizioso. Sarà perché sono cresciuto a Napoli. Ma io più che superstizioso penso che sia una questione di segni. Mi spiego. Se uno specchio ti sfugge dalle mani, cade e si frantuma non è il fatto in sé che porterà sfortuna; è solo che tu mentre ce l’avevi fra le mani sapevi della storia, ovvero lo maneggiavi con cura. E nonostante ciò è caduto. Un segno, fermati un attimo e pensaci. Un gatto nero che attraversa la strada proprio davanti a te; immaginati in una giornata indaffarata, con un traffico terribile e tu che stai facendo dal mattino su e giù per la città. Un rosso scattato proprio davanti a te, una vecchietta che lentissimamente si trascina sulle strisce proprio mentre arrivi tu con la Jaguar, l’accendino scordato in casa che ti fa fare quelle rampe di scale in più, e via via dicendo finché ti trovi in quel preciso istante in cui il gatto pacioccone, occhi verdi e pelo maledettamente nero guarda verso di te, fa uno sbadiglio fra i baffi e ti passa davanti. Coincidenze, no. Un segno, cos’altro. Quindi a me quando capitano queste cose mi fermo, penso alle varie cose che dovrei fare e rinvio tutto. Tutto. Aspettando segni favorevoli.
- Socio allora okey dai...l’importante è che non gli parli...lo sai che è così...
- Hai ragione Carlo...
- Allora socio cerca di cambiarti, di allontanarti, di fare qualcosa...io intanto cerco di rintracciare l’utenza che ha chiamato John e di darti qualche informazione in più...
- Fai in fretta Carlo. Passo e chiudo.
- Ah socio...solo una cosa...per favore, alla prossima chiamata potresti evitare di chiamarmi per nome? Lo sai che...
Fanculo. Non ci voleva. Dopo il primo incontro quest’uomo è una persecuzione. Febbraio 2001. Truffa in banca. Entro, in attesa dell’appuntamento con il direttore passa lui, chiaccherata nervosa sui titoli e via, occassione sfuggita. Marzo 2005. Truffa degli appalti. Chi va a passare dal cantiere? Sempre il simpatico omino tanto loquace. Ho rischiato l’arresto. Da allora è stato eletto “segno”, mio gatto nero, specchio che si frantuma. L’avevo promesso, e almeno con me vorrei mantenere le promesse. Devo pensare. Intanto vado a togliermi questa tunica. Cazzo, mai bagno più affollato. Segni, segni, maledetti segni. Tutto male. Non farmi insospettire nessuno, fingo una pisciata. Come si fa ad aspettare un figlio che caca? Maledetto senso paterno.
- Sa padre, mi sono sempre chiesto come facciate a farla in piedi. Con tutta la tonaca intendo. Deve essere bello che difficile ah!
Incredibile. E’ lui, ormai riconsco ogni oscillazione delle sue corde vocali. Ruoto lentamente il capo.
- E’ una cosa che chiede a tutti, o sono io uno dei pochi fortunati che incontra?
- Bè sa, non mi capita spesso di conoscere un padre in bagno. Così davanti ad un vespasiano.
- Mi scusi allora se non le stringo la mano. Sa com’è…
Esco dal bagno. Ormai in testa ho un vortici indistinguibile di bestemmie e pensieri. Il ritardo, l’incidente, sto certo Nicola, l’uomo del malaugurio. Io abbandono!

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