mercoledì 12 maggio 2010

Delays - Parte decima

"Per me una quattro formaggi, con patatine e peperoni. Chiedi se hanno un pò di quel peperoncino rosso accendi animi, stasera ne ho bisogno, e digli di metterlo solo su metà pizza. Ben cotta, ma non bruciata ai bordi. Mi raccomando."
"Ma Commissario, sua moglie le aveva raccomandato di mangiare solo.."
"Ah mia moglie! Mia moglie è a casa con i bambini che dorme e noi qui in questo putrido ufficio a lavorare a notte fonda. Le pare giusto detective? Chi può togliermi un sublime piacere per il palato in queste condizioni?"
"Come vuole lei signore. Chiamo subito Tommaso per farle ordinare".

Il ventilatore nel fondo dell'ufficio roteava lento ormai dalle prime ore del mattino. Il detective Francesco Marino, spulciava l'immenso mare di carte sulla sua scrivania. Scriveva, appuntava, segnava, scartava. Aveva il collo della camicia madido di sudore. Cravatta ormai larga, maniche arrotolate fin sopra i gomiti. Sarebbe stata una notte lunga come al solito, e la solita pizza di mezzanotte col commissario era ormai un clichè cui entrami rinunciavano raramente.
Il commissario fumava il suo solito sigaro fissando la vetrata che separava il loro ufficio dal corridoio. Tutte le luci erano spente intorno. Gli uffici deserti. Eccetto due. Uno era quello del vecchio Carlo Maggi. Ormai alla fine della sua carriera, cercava di lasciare un segno in quella che era la storia del commissariato, lavorando fino a notte fonda. Sapeva che una volta in pensione tutto l'ufficio, le levate mattutine, le notti insonni gli sarebbero mancati. Per questo ora cercava di farne una copiosa scorpacciata.
Il secondo era quello della ex neo recluta. Tommaso De Vita. Aveva iniziato due anni fa. Appuntato. Ed ora era un membro attivo e indispensabile dell'intera equipe. Lo si poteva intrevedere mentre dall'altra parte del corridoio, nella penombra della sua lampada da tavolo gesticolava al telefono cercando di ordinare le pizze che il commisario ed il detective Marino gli avevano commissionato.

"Per me è il Pepe Nero". Il commissario lasciava che la sua penna di inchiostro nero roteasse tra il suo indice ed il suo dito medio. Lo faceva sempre quando aveva qualcosa in mente. Quando stava per lanciare una sfida.
"Commissario il Pepe Nero a quest'ora è chiuso. Io dico che starà chiamando la Lanterna".
"Detective, lo sa come va a finire. L'ultima volta ha dovuto pagar da bere per una settimana."
"Commissario solo fortuna. Solo fortuna. Questa volta è La Lanterna, ne sono convinto"
"Allora la posta?" Il commissario grattava la parte superiore della nuca con il tappo della pena. Gli occhi gli si stavano illuminando. Sentiva l'odore di una sfida. E con essa quello della vittoria. E questo lo entusiasmava come non mai.
"Io direi qualcosa di diverso stavolta. Non vorra' mica accontentarsi della solita birra al bar spero?". Il detective Marino sapeva come prendere il commissario. Sapeva come tirare la lenza e mollarla per lasciarlo abboccare. Ed il suo pesce seguiva consapevole e divertito ogni mossa.
"Certo detective. Come vuole lei. Sono tutto orecchie". Il commisario aveva cambiato posizione, teneva il mento poggiato sul palmo della mano e meta' del suo volto era illuminato dalla vecchia lampada da tavolo.
"Be' la posta e' che il prossimo caso che ci capita, il perdente dovra'..."
Il detective Marino non ebbe tempo di terminare la frase, quando l'ex neo recluta Tommaso De Vita piombo' nell'ufficio, ansimante e con aria preoccupata.
"De Vita, quanto entusiasmo per un paio di pizze! Non l'avranno mica messa a dieta a casa vero?". Il commisario emise una grossa risata, sporca di catarro fin dal profondo della gola, segnata dal catrame dei suoi sigari. Il detective Marino si lascio' andare sullo schienale della sedia e rideva a sua volta.
"De Vita, ricordo anch'io questo mio entusiasmo agli inizi. Allora, finito il peperoncino vero?".
Alla battuta del detective un altra fragorosa risata del commisario riempi' la stanza.
"No signori, si tratta d'altro".
Il commisario si sporse in avanti coi gomiti dalla scrivania, Marino fece altrettanto. Un goccia di sudore cadeva dalla tempia di De Vita.
"L'hanno ritrovata!".
"Come l'hanno ritrovata? Di cosa sta parlando De Vita?" il detective pareva essersi agitato. Aveva capito che la tensione del giovane era da prendere seriamente in considerazione.
"La scatola nera! La scatola nera del volo AS407 e' stata ritrovata sulle coste del Quatar poche ore fa da un gruppo di sommozzatori"
"Santo Cielo!" Il commissario spalanco' la bocca e sbarro' gli occhi. Il sigaro nella sua mano continuava a bruciare, ma lui rimase immobile. Della cenere cadde sul tavolo.
"Il volo AS407 per Dubai. Abbiamo cercato in lungo e in largo quella fottuta scatola nera per un anno e mezzo, e adesso viene fuori? Porca puttana. Ho avuto cinque ambasciatori nel culo per mesi per tutta quella fottuta storia del cazzo". Il commissario cercava lo sguardo di Marino. Cercava il suo supporto come al solito. E il detective gli rispose come sempre.
"Un aereo precipitato in quella striscia di mare senza una ragione. Quei ritardi alla partenza. Non siamo mai riusciti a venirne a capo". Il detective osservava la macchia di umido sul soffitto pensando a voce alta.
"Si, ricordo che incrociammo tutti i dati dei tabulati. C'era stato un po' di traffico di chiamate dall'aeroporto a Dubai prima della partenza. L'interrogatorio a tutti i destinatari non ci aveva portato a niente. Famigliari, amici e anche a quello scrittore famoso, come diavolo si chiamava.." De Vita cercava di aiutare il detective ed il commissario nell ricostruzione.
"John Liedberg...quel lurido figlio di puttana!". Marino aveva sbattuto il pugno sulla scrivania con forza. Il portapenne vibro' per un po' e poi cadde rovesciandosi.
Il commissario si alzo di scatto e prese il suo impermeabile.
"D'accordo non c'e' tempo da perdere. Rivoglio tutti i risultati rilevati dalla scientifica su quel cazzo di volo dopo lo schianto. De Vita lei contatti Chirico e Rosselli.Gli voglio qui. Ora! Voglio sapere cosa diavolo c'e' in quella fottuta scatola nera e capire cosa porca puttana e' successo su quel cazzo di aereo per Dubai diciotto mesi fa. Marino venga con me. Noi andiamo al laboratorio".
E tutti e tre uscirono dall'ufficio.

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