- Salve
- Buonasera. Ecco i miei documenti, figliuolo...
Lo ammetto, alquanto stucchevole questo continuo intercalare. Stucchevole e direi tutt’altro che furbo. Solo che fra i mille travestimenti, quello da prete è quello che mi rende più sarcastico. Generalmente la gente non ti guarda neanche negli occhi, per paura di essere giudicata dall’anima pia di fronte a loro immagino. Psicologicamente si pone immediatamente in una posizione di inferiorità. Chi non ha peccato scagli la prima pietra. E già allora era un mondo di peccatori. Insomma, mi vien quasi naturale giocarci quando ho indosso questa tunica, e di qui “figliuolo”, “Nostro signore” e via dicendo. Travestimento perfetto quindi? Ovviamente no, nulla è perfetto. Le controindicazioni sono le simpatiche e devote vecchiette che non aspettano altro per sederti accanto, rosario in mano per fare qualche domanda. Argomento: qualsiasi. Dal matrimonio della figlia del cugino del marito defunto alla ricetta per il pane azzimo. Le controindicazioni sono i ragazzotti saccenti, spesso studenti, che non ti si siedono accanto ma aspettano speranzosi che lo faccia tu, pronti ai soliti piagnistei sull’inutilità della chiesa e sugli anelli del papa, come se loro fossero già utili o non buttassero i loro soldi in jeans e spinelli. Le controindicazioni sono persone come quella ragazza laggiù che non smette di fissarmi, incuriosita da una tunica all’aereoporto o chissà, solo vogliosa di distrarsi dal compimento di un destino sconosciuto che una partenza comporta. Ma la vera, forse unica, seria controindicazione è l’incontro con un altro prete, o frate, o suora, o ecclesiastico insomma, che come i camionisti in autostrada, i punkabbestia per strada, gli insegnanti in treno si sentono in dovere di salutare e fare due chiacchere col proprio simile, in una sorta di cameratismo di categoria. Sembrerebbe più semplice entrare nella parte di un ubriacone puzzolente che inizia a fare schifo anche al compagno di bevute o dormite sul marciapiede, solo che difficilmente un ubriacone prende un volo intercontinentale e soprattutto un ubriacone viene guardato e quindi giudicato da tutti, anche dai cagnolini col tutù delle signore per bene. Il prete invece no, da nessuno. Neanche dal “collega” che sorride e ti racconta un pò delle sue missioni attento a non incrociare lo sguardo, come se potesse tradire la folle notte precedente con la suora del convento vicino.
- Dunque...signor Gerolimo Aresca...lei è un sacerdote a quanto pare...
Se il vento della mia vita avesse soffiato in un’altra direzione penso che avrei fatto il funzionario della dogana. Sì, penso mi sarebbe piaciuto. Aprire un documento, leggere le generalità di una persona, guardare la loro destinazione e farci il filmetto mentale sopra. Da dove viene, dove è diretto, quanto tempo si fermerà, perchè ci va. Peccato che un ragazzo orfano debba iniziare a sapersela cavare dai sei anni in su, se vuole conservare il suo piatto di zuppa al giorno senza scendere ad imbarazzanti compromessi col guardiano dal pallino per i culetti senza peli. Peccato che adottato e inserito nella Napoli borghese gli sia capitato di incontrare alla Federico II quella sgualdrinella tanto carina di Silvia che l’ha inserito nei coca-party dei figli di papà. Peccato che lì, quasi per caso, si sia scontrato un giorno con quel bastardo di Giulio che gli ha fatto sentire il dolce aroma dei soldoni facili. Truffavamo a blackjack prima e a poker poi, i giovanotti fatti prima i camorristi strafatti poi. Peccato. Chissà se l’uomo che adesso con sguardo intelligente dà un’occhiata a me e un altro alle pagine tutte bianche del passaporto ci è andato all’università. Chissà se finito il suo turno tornerà dal figlioletto, o nel suo monolocale o a casa dalla mamma in vestaglia che guarda “Chi l’ha visto?”. Mi dispiace per la mia mamma. Mi dispiace per quella naturale che non ho mai conosciuto e per quella adottiva a cui ho dato l’addio attraverso un bigliettino lasciato sulla dispensa piena di cristalli regalati dal marchese non so che. Non so per chi della due sia maggiore il dispiacere. Con la prima non ci siamo mai visti, con la seconda mai conosciuti. Peccato comunque.
- Allora...le posso chiedere cosa ci va a fare a Dubai padre?
- Ci faccio solo scalo figiuolo. In Sri Lanka c’è tanto bisogno di aiuto...spero che il Signore mi dia la forza...
Patetico. Sri Lanka. Forse un giorno ci andrò per davvero. Va dove ti portano gli affari. Dubai. In realtà non credo sia stato proprio una splendida idea. E non lo dico per i 45° gradi e il 90% di umidità che ci troverò. Solitamente mi faccio guidare dal mio istinto, stavolta da un paio di fantastiche gambe e da un assegno a cinque zeri. Inizialmente soprattutto dalle gambe, dopo averle viste divaricate sui fianche mentre il resto del corpo ballava su e giù e le unghie della bella bionda affondavano nella mia pelle, penso più dall’assegno. Sa essere convincente la signora Mayer, di più i soldi di suo marito. Penso che nell’infinita diatriba se sia nato prima l’uovo o la gallina, penso che siano stati prima i soldi a convincere lei e poi lei a diventare così convincente. O forse no. Comunque mi hanno convinto. Prendere in consegna questo minuscolo chip ficcato nel crocifisso all’entrata dell’aereoporto per consegnarlo all’uscita di quello di Dubai mi sa un pò di bruciato. Anche un pò da film, lo ammetto. Banale. Ma reale mi è sembrata l’eiaculazione, reali i soldi che mi hanno depositato ieri, reale il biglietto della Emirates Airlines come reale sembra essere tal Jhoan Liedberg che mi aspetterà lì. Ho fatto delle ricerche su di lui. Sembra essere una sorta di fottuto filantropo moderno, aritsta o scirttore o entrambi, che importa. Chissà che se ne dovrà mai fare di sto coso, ma si sa, in questo lavoro meno domande si fanno più si lavora, meno si sa più si vive. L’ho visto il signor Mayer seguirmi, il ricco cornuto nenache si è fidato di farmi seguire da qualche suo scagliozzo. Come non lo sarà passata la sua signora, chissà se nel mentre si è fatta qualche tassista sul sedile posteriore della loro bella Mercedes nera.
- Ma padre, mi scusi ma un visto non ce l’ha?
- Figliuolo, non so ancora se mi fermerò per due settimane, due mesi, due anni o tutta la vita. Il Signore vedrà e provvederà...
- Vada pure padre. Buon viaggio e in bocca al lupo per il suo lavoro.
- Crepi figliuolo, ma si ricordi che è la provvidenza ad aiutarci, non la fortuna...
Alla fine molto più semplice del previsto. Quasi poco emozionante. Aveva ragione il socio Carlo. Socio non alla pari ovviamente. Lui se ne sta bello seduto alla sua scivania a stamparmi passaporti falsi, a procurarmi informazioni e abiti, ci mancherebbe che facessimo a metà. Ma gli voglio bene. E serve qualcuno un minimo razionale. Gli ho sempre detto che ha fatto bene a studiare ingegneria, un pò meno a passare le giornate a sbloccare i siti porno della sua azienda. Adesso mi aspettano sei ore di comodo viaggio e...
Cazzo è stato?! Dove corrono tutti?! Cosa è stato?!
Mi sembra pazzesco. Quel taxi è entrato nella bella Mercedes nera del signor Mayer. Per favore conta fino a dieci ed evita di bestemmiare ad alta voce, almeno finché hai sta tunica addosso. Dio santo. Cosa dovrei fare adesso?! Pensa, pensa, pensa...Ehi ma quello, quel uomo zoppicante e sudato che esce dal taxi lo conosco...ehi ma quello...quello...quello è lui!
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