-Ma che diamine!La scongiuro rallenti, rallenti. La prego, sto per avere un infarto.
-Dha! Che esagerazione. Lei vuole arrivarci in tempo all'aeroporto o no?
Il tassista pronuncia quelle frasi trascinando le parole e chiudendo troppo le vocali. E' un indiano. Capelli corti. Possibilmente unti. Pelle scura e mani allegre sul volante. Mi sarebbe anche simpatico. Non fosse che sono troppo occupato ad aggrapparmi a questo sporco sedile per esprimere la mia contentezza.
Il nostro specchietto laterale scheggia la fiancata di una berlina rossa, mentre una bambina con due lunghe trecce bionde al suo interno schiaccia il suo naso contro il finestrino. Vedo di sfuggita i suoi occhi e poi mentre ci allontaniamo di corsa l'uomo al volante mette fuori la testa ed inizia a sbraitarci contro.
-Ma l'aveva vista quella, scusi?
-Si. Si. Certo che l'avevo vista. Lei stia tranquillo. Cosa c'è non si fida?
Sfioriamo uno scooter e ci infiliamo tra un camion di angurie fuori stagione ed un SUV immenso. Ed io inizio a pensare dove diamine trovano un garage per parcheggiare una roba come quella.
-Senta buon uomo, niente di personale. Ma sto per vomitare. Le dispiace rallentare?
Sorpassiamo un auto con dietro appeso cartello scritto in rosso su sfondo verde "Accelera. Tua suocera potrebbe attraversare la strada da un momento all'altro" ed io sbatto la testa contro il finestrino. Il mio zaino cade disteso sul fondo della macchina. Il mio sandwich wurstel e formaggio anche. Poco importa. Non avevo neanche fame.
-Se lo tenga stretto il suo vomito. Saremo li in un baleno. Prenderà il suo volo tra meno di cinque minuti.
Se lo tenga stretto il suo vomito? Ma che diavolo vuol dire? Quest'uomo è disgustoso. Non ho il tempo per ricercare cosa la gente combini con i suoi rigurgiti nel continente asiatico, ma forse vi deve essere qualche rito, qualche strana tradizione. Un po’ come il rutto dopo pranzo di ogni cinese che si rispetti. Loro digeriscono ed il suono si diffonde nel ristorante come un petardo nell'acqua santa la sera della messa di Natale. Prendo nota. Ricerca: tema "La digestione in Asia".
Vorrei chiederglielo, ho sempre amato intrattenermi con i tassisti.
-Senta ma volevo sapere...
Il tassista sterza di colpo a sinistra. Mentre mi aggrappo alla portiera sento un rumore, il taxi deve aver perso qualche pezzo. Sbircio dal finestrino ed un qualcosa che mi ricorda un pezzo del lego che avevo da bambino versione gigante rotola nel mezzo della strada.
-Diceva mi scusi?
-Era nostro quel pezzo che rotola li in fondo?
-Mmmmm. Ma quale? Non vedo niente.
Si volta indietro mantenendo una mano sullo sterzo. Cerca di sbirciare qualcosa. Cerca di trovare quello che probabilmente questo schifo di macchina ha perso. La strada sta finendo, sfociando in una grande immensa rotonda, ma lui non pare accorgersene. Io si.
-Santo cielo. La strada. Guardi la strada. Voglio scendere subito.
-Ma come, così in corsa? Non glielo consiglio sa. Avevo una volta un cliente che mentre guidavo sul raccordo...
Siamo all'interno dell'aeroporto. Poche centinaia di metri e potrò scendere da questo giostra ambulante. Inizio a chiedermi del perché non ho sentito quella dannata sveglia. E soprattutto perchè l'ho spenta tre volte scambiandola per un pulsante del quiz a premi di cui stavo sognando. Peccato ero quasi giunto tra i semifinalisti. C'era una grande premio in palio. C'era..c'era...diamine non me lo ricordo più. Dannata sveglia a forma di gallo. Perché la gente ti regala robe così? Sveglie a forma di gallo. Bicchieri a forma di chiappe. Chiappe a forma di posacenere. E così via. Ricerca esasperata di qualcosa di originale immagino. Sempre. Sorprendente e ricercato. Possibilmente d'effetto.
L'originalità più grande però l'ha avuta il mio dottore due settimane fa.
-Si sieda.
Mi dice in tono grave. Era persino venuto ad aprirmi la porta. Mi aveva stretto la mano e con l'altra mi aveva dato una pacca sulla spalla. Perchè diavolo mi sta toccando con queste mani callose, ho pensato. C'era qualcosa nell'aria. E non era solo quell'odore che si trova negli studi medici. Era quello che mi stava per dire.
-Ho visto le sue ultime analisi e non ho buone notizie da darle.
Non penso di aver battuto ciglio. Sono rimasto immobile. Guardandolo esattamente come quando ero entrato. Sapevo cosa mi stava per dire. Ma l'emozione di vedere un dottore che impacciato e goffo ti annuncia una grave malattia in stadio avanzato, era troppo allettante.
-Lei ha qualcuno? Intendo qualcuno che le stia vicino. Lei ha famiglia, una moglie o una compagna?
-Hey devo aver sbagliato ufficio. Pensavo che l'agenzia matrimoniale fosse il palazzo accanto.
Il dottore sorrise con aria triste. Fosse stato ad un bar a sbronzarsi con i suoi amici avrebbe sicuramente sbavato e sputacchiato qua e la sul tavolo sbattendo il pugno con forza per le risate. Ma non li.
-Dalle radiografie e dalle analisi del sangue, di cui ho preso visione, secondo la mia esperienza e secondo il parere di altri medici da me consultati, penso di poterle dire che..
-Che c'è una festa di cellule nel mio organismo che si sentono come a casa propria. Invitano amici senza sosta e senza mandarli via, che cagano, bevono e vomitano dappertutto senza rispetto alcuno. E' non c'è vicinato o polizia che a questo punto possa sfrattarli. Giusto?
Lo so che mi ero ripromesso di gustarmi il momento. Ma questo medico è un incapace. Come puoi dire ad una persona che sta morendo tirando fuori termini medici e gingillando cosi. E' sbagliato. Rivenga al prossimo appello. Questo dottore è bocciato. Nella prossima vita ne voglio uno donna. Possibilmente in camice bianco sbottonato. Occhiali rossi. E lunghi capelli biondi raccolti dietro la nuca.
-Lei...cioè dico...mi sorprende. Non volevo che..insomma...
Anche balbuziente mi doveva capitare. Andando al nocciolo della questione.
Diagnosi: piccole masserelle tumorali sparse per il corpo colte ad uno stato troppo avanzato per esser curate e debellate.
Prognosi: morte.
Non avevo nessuna intenzione di passare gli ultimi mesi imbottito di chissà quale farmaco. Scivolando come un fantasma per i corridoi di un ospedale mentre tra una cagata nei pantaloni ed una minestra insipida, le infermiere spettegolano sui pazienti e parlano dei loro fine settimana entusiasmanti a casa di improbabili amori della loro vita.
Quella sera sono tornato a casa. Ho dormito immerso nei miei sogni, come mai avevo fatto prima. Ho aspettato cinque giorni che piovesse. Passato l'acquazzone sono uscito. Ho passeggiato per le strade e le viuzze di periferia alla ricerca di quello che volevo.
Una bella lumaca.
L'avrei preferita con un guscio più decorato. Quella che presi tra le mani aveva un'antenna monca ed una scritta di pennarello verde sul guscio. Chi diamine scrive sulle lumache? Sono passato dall'edicola ed ho preso una cartina del mondo. La più grande che avessero. Torno a casa. Sposto divano. Sposto tavolo. Arrotolo tappeto. E distendo la cartina sul pavimento. Posiziono la lumaca nel bel mezzo del mar mediterraneo e riempio un bicchiere di vino.
-Ed ora va piccola mia.
Ho fumato un paio di sigarette e finito la bottiglia di vino. Quando sono tornato la lumaca aveva scelto la sue destinazione. Bora Bora, Polinesia francese.
-Proprio la Polinesia dovevi scegliere?.
Ho provato a esprimerle il mio disappunto ma muovendo l'unica antenna che le rimaneva pareva non rendersi conto di quello che le stavo dicendo.
-Va bene d'accordo. Polinesia sia. Tu non vieni però e resti a badare alla casa. A proposito:hai famiglia, una moglie o una compagna che ti stia vicino?
La lumaca non rispose. Così ho prenotato il primo biglietto per la Polinesia.
Ed eccoci a stamattina. Mi sveglio di soprassalto, vestito di corsa, scaraventata la valigia per le scale per recuperare tempo e questo matto tassista indiano è il metodo più veloce che ho trovato per raggiungere l'aeroporto.
Avrei potuto svegliarmi con calma, prendere la navetta due ore fa. Mi sarei addormentato tra i comodi sedili ascoltando un po’ di jazz e mi sarei risvegliato tranquillamente all'aeroporto. Fresco e riposato come un rosa.
E invece no.
Rotonda. Tranvir o come diavolo si chiama lui, si sposta sulla sinistra della carreggiata ed entra nella rotonda pigiando il piede sull'acceleratore. Io rotolo per tutto il sedile posteriore finendo di faccia per terra. Scorgo una bruciatura di sigaretta sull'imbottitura della portiera, ci infilo il dito ed una caramella alla fragola mi rimane appiccicata all'unghia. Che schifo.
Mi risollevo e finalmente vedo l'ingresso delle partenze. Il nostro taxi sfreccia nella piccola corsia e un attimo prima di fermarsi, prima di chiedermi di dargli quanto gli spetta, prima di lusingarmi e convincermi a lasciargli la mancia, prima che io possa scendere e cercare di non perdere questo dannato aereo, il tassista si volta e dice:
-Ha visto. Gliel'avevo detto io che saremmo arrivati in tempo, et voilà. Sani e s...
Tremendo frastuono. Sento il sedile anteriore schiacciarmi il naso. Il mio polso sbattere sulla portiera e torcersi fin quasi a spezzarsi. Vedo il mio zaino volare sul parabrezza e Tranvir scomparire in un'immensa bolla bianca che si va gonfiando. Airbag. Servosterzo. Servofreno. Amen, penso.
Fiero d'orgoglio per la corsa appena fatta Tranvir non aveva notato il lungo Mercedes nero che veniva fuori dal parcheggio. Un vecchio tale barbuto ed una giovane donna che sarebbe potuta essere tanto sua figlia quanto la sua amante erano stati accartocciati nella loro vettura. L'uomo aveva l'aria sconvolta e la donna era finita di faccia sul cruscotto. Perdeva sangue dal sopracciglio.
La gente inizia ad affollarsi intorno all'auto. Le vetrate dell'aeroporto si riempirono della gente incuriosita in attesa ai gate. Spaventata dal boato cerca di capire cosa sia successo.
Qualche colorita bestemmia in indiano comincia a venir fuori dalla bocca del mio tassista. Non lascio che mi chieda di pagarlo, non lascio che mi chieda la mancia, non lascio che l'uomo barbuto scenda dal Mercedes per godermi la scena. Lascio un biglietto da cinquanta sul sedile anteriore e corro via nell'areoporto.
Ansimando e madido di sudore, trascinandomi dietro il mio zaino, alzo lo sguardo ai televisori e leggo "FLIGHT AC2378 BORA BORA - DELETED".
Nessun commento:
Posta un commento