domenica 21 marzo 2010

Milioni

"Ce la facciamo, ce la facciamo".
"Non credo, siamo bloccati da ogni lato. Il fronte est è invalicabile. A ovest il tunnel che portava dall'altro lato è stato distrutto mesi fa. Possiamo solo avanzare."
"Gli uomini non sono stanchi generale. Sono carichi. Vigorosi. Li guardi, siamo milioni. Pronti alla battaglia"
Il generale si voltò. E contemplò la grandiosità del suo esercito. Lo guardò in silenzio. Orgoglioso di quella fanteria. Si voltò verso il sergente che attendeva ansioso una sua risposta e gli fece un cenno di assenso.
Il sergente si volto e proprio mentre stava per dare la carica a tutto l'esercito in attesa, ricevette una chiamata sulla ricetrasmittente.
"Abbiamo problemi. Le truppe in avanscoperta ci comunicano un problema nel passaggio del ponte. Potrebbe essere pericoloso. Ma una volta dall'altro capo. Dovremo passare dai glandi monti e saremo pronti ad attaccare. Generale, cosa facciamo"
"Il generale aveva tra le mani una foto. Raffigurava una donna distesa su di un divano. Lunghi capelli biondi le scendevano giù fino ai seni coprendoli. Il rossetto un pò sbavato sulle labbra. La donna indossava un intimo verde acqua. Una coulotte abinata ad un reggiseno di una taglia piu piccola che ne lasciava espolodere le forme. Il completino intimo però giaceva ai piedi del divano. La donna era nuda. E strizzava un occhio a chiunque fosse dall'altro capo della fotocamera."
Il generale ebbe un erezione. Quello era il segnale.
"D'accordo attacchiamo". Il sergente si volto e con un gesto del braccio richiamò l'attenzione dell'esercito. Alzo' il braccio in aria, teso, con l'indice puntato verso il cielo ormai scuro. E quando lo abbassò con violenza verso il canale, quando diede l'attacco, quando lasciò che l'esercitò potesse esplodere, la fiumana di uomini armati si alzò e corse all'attacco.
"Speriamo bene" disse il generale. "Mha, almeno stavolta, speriamo. Sono settimane che aspettiamo".
Gli uomini corsero all'impazzata. Senza inizio e senza fine. Riempivano per intero il canale. E corsero. Senza fermarsi, all'impazzata verso l'obiettivo. Impazziti. Galvanizzati. Videro il ponte da lontano. Ma non li spaventò. Continuarono. Tirarono dritto. E proprio in quell'incrocio dei canali. La zona più periocolosa, come dalle loro mappe studiate per anni era risaputo. Proprio mentre rimpivano il ponte per intero, un'enorme valanga di piscio li sorprese. Un alluvione che devastò l'intero esercitò. Ogni soldato divenne parte integrante del fiume che li stava travolgendo. Sbattevano gli uni con gli altri. Ma il generale ne era conscio. Sapeva del rischio. E sapeva che quello non era un cattivo segno. Il fiume circumnavigò la valle e si diresse verso le montagne. Quella piccola insenatura tra le montagne, dove spaevano di poter incontrare imboscate di predoni. Ma ora avevano la forza del fiume di piscio tra di loro. Si schiantarno contro le basi della montagna e aumentarono di velocità nel canale. Grattando le pareti ruvide. Storditi i soldati persero parte delle loro forze. Ma poi la videro. La luce. Si avvicinò. E divenne sempre più grande. Fino a diventare eterna. Immensa. Splendida.

Così lui le venne sulla schiena, lasciando che parte del getto finisse tra le lenzuola ricamate, regalate dalla zia Elvira per il loro matrimonio.

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