venerdì 19 marzo 2010

Le concidenze sono cicatrici del destino

Solitamente non mi capita di sognare. 172938. Ed invece stamattina mi sono svegliato con questi numeri in testa. Non sono superstizioso, né visionario, men che meno credente...eppure è come se fosse entrato qualcosa nella testa. Un filo di grasso nei denti. Le concidenze sono cicatrici del destino. I sogni, che sono i sogni?! Lo sappiamo, nient’altro che il prodotto del nostro cervello, pensieri che sono lì che il nostro inconscio non fa altro che mescolare per regalarci splendide pietanze da servire nel sonno.
Io li vedo come viaggi, altri come palla magica del vivere, altri ancora come cartoline dell’aldilà. Fatto sta che per me nascono e muoiono come sogni, prendono vita sul cuscino e spirano tirando giù il braccio alla ricerca della sveglia. Eppure ho una strana sensazione oggi. 172938. Mio dio, mi dico, non è la prima volta che mi capita.
Ricordo che da adolescente le prime esperienze sessuali le ho avute fra le coperte. Nel senso non che le avessi per davvero né che le pensassi facendo della mia mano l’espressione dell’altra...nel senso che svegliandomi provavo la stessa sensazione di soddisfazione provata poi in seguito dopo aver fatto l’amore. Oppure, ancor prima, ricordo degli incubi...terribili, irreali, eppure tanto veri d’avermi fatto svegliare in lacrime.
Dopo è venuta l’età adulta. O forse semplicemente la fase rom ha preso potere su tutte le altre. Fatto sta che ho smesso di sognare, non so bene se di farlo o di ricordarmene. Fatto sta che era tempo che non mi facessi queste domande. 172938. A dirla tutta ho iniziato anche a sbeffeggiarle certe dimostrazioni, ovviamente non le mie, ma quelle degl’altri.
Sognassi o non sognassi, è scientifico che siano espressione dei nostri pensieri. Nell’accezione neurotica ed elettrica che ciò sottintende. Voglio dire: perché darci tanto peso o significato, sono solo sogni, pensieri fatti nel piccolo momento di libertà che ci possiamo permettere, fatti lì, dormendo, fra le lenzuola, al buio, soli.
Bei pensieri razionali. Come razionali dovremmo essere, noi animali dotati di materia grigia. Eppure sono qua, davanti alle mie carte, al mio monitor, a fare ciò che faccio ogni giorno, pensando a quei numeri. 172938. Sinceramente non ne vedo una logica, l’ho cercata. Nè un nesso con un qualche avvenimento, figuriamoci se ci fosse un avvenimento associato a sei numeri. Eppure sono qua, inconsciamente che li cerco in ogni clic, in ogni movimento, in ogni respiro.
Non so se vi è mai capitato, ma quando qualcosa vi si mette in testa è difficile farla uscire. Sarà la mancanza di stimoli che la mia routine m’impone, sarà la pochezza della gente che mi vedo intorno, fatto sta che sto trovando molta fatica a farlo. Qualsiasi numero mi appare sul display cerco di collegarlo, qualsiasi numero devo chiamare cerco di individuarlo, perfino qualsiasi persona che mi passa avanti mi induce a guardargli l’etichetta in cerca di quel numero.
Un numero. Cos’é un numero?! C’è chi lo definirebbe un modo di comunicare, restrittivo. Chi una convenzione matematica, dispregiativo. Chi l’essenza della fisica e quindi del mondo, illusivo. 172938. Per come la vedo io un numero è semplicemente un’entità astratta che descrive una quantità. Un numero appunto, senza implicazioni filosofiche-metaficische.
Ne ho parlato con qualcuno. Non potevo non farlo, lo vedo davanti ai miei occhi in ogni istante. Mi hanno proposto di giocarlo, spiacente ma non gioco. Mi hanno suggerito di parlarne con qualche fantomatico santone, purtroppo non li sopporto. Mi hanno consigliato di pensarci ancora un pò su, mi spiace ma sono abbastanza impaziente. Mi hanno spinto a non pensarci più, inspiegabilmente non ci riesco.
Capita a volte di vedere un volto conosciuto in una qualche festa. Solo che la sensazione di conoscerlo non stuzzica abbastanza neuroni dal rintracciare nella memoria a cosa sia associato quel volto. E passi così la sera a cercare di recuperare un ricordo forse già andato. 172938. Sembra la stessa cosa, solo che non è un volto, solo che non potrei mai associare una parola a tale ricordo, né trovare un altro volto che mi distolga dai suoi lineamenti... ho paura di aver trovato un’ossessione.
La mia giornata è quasi conclusa. Ecco, stavo per pensare ad altro, quando improvvisamente mi è venuto di nuovo in mente. Saluto le facce che ho visto e che rivedrò chissà per quanti giorni, quanto tempo. Non che mi disturbino, solo che certamente non mi eccitano. Quasi quasi adoro la mia nuovo ossessione...ha creato una sorta di mondo parallelo che i miei vicini di scrivania non posso vedere né soprattutto spiare. Vado via, penso già a riaddormentarmi per cercare il senso.
Ore 17:29. Caspita, non ci credo. Il mio orologio non segni i secondi, ma secondo me sono 38. Eccolo il senso...un giorno a chiedermelo ed era così banale. Non può essere, farmi guardare intorno. Ehi, ma a te non ti avevo mai visto. A dirla tutta non penso di aver visto mai una ragazza tanto dolce e fine. Da che piano vieni, da dove sei uscita...
Niente. Magari la rivedrò domani, non so neanche in quale dei 18 piani lavora, nel caso non fosse di passaggio. Certo che il destino gioca strani scherzi. Ma certo, da tutto ciò dovrei capire ché lei. La lei di cui non so bene, la lei delle favole, la lei da innamorarsi, l’altra metà della mela, la donnina che ci cresce nello stomaco. 172938. Ma certo. Il sogno mi ha preparato ad aprire quegli occhi che diversamente non avrei aperto. Devo ricredermi sui sogni.
Non è che ci abbia mai creduto nel destino. Nè nei sogni, ancor meno nell’amore. Eppure tutto ciò mi sta affascinando...ma quale affascinare, sono già cotto, da lei, dal fato, dalla vita. La macchina...piazzola 1, posto 72...incredibile, non ci avevo mai fatto caso. Ecco del perchè il mio cervello ha elaborato tutto ciò, gli altri numeri verranno dal conto dell’ultima spesa o da che so io.
Torno a casa, respiro smog come sempre a questo semaforo prima di attraversare la solita strada. Eppure ho meno fretta degli altri giorni, ho un sorriso a differenza degli altri giorni. Credere al fatto della spesa non mi interessa...preferisco pensare a quei capelli castani, quella bocca carnosa, quelle mani lunghe, quegli occhi profondi, quell’espressione ingenua... Le concidenze sono cicatrici del destino. Sì, destino o caso questo devo inseguire.
Ha osservato un pò tutti in camminando, di solito non guardo nessuno. In ognuno ho trovato un pò di quei capelli, di quella bocca, di quelle mani, di quegli occhi ma in nessuno quell’insieme armonioso...mi sento felice, so cosa dovrò cercare domani e ancor meglio cosa pensare addormentandomi oggi. Quasi quasi vado al supermercato di fronte e...
172938...172938...172938...172938....172938...172938...172938...172938...172938...
Gli ultimi numeri che ricordo di aver visto...steso, un gran senso di leggerezza, persone che urlavano, l’asfalto caldo...172938, precedute da un MI...la targa della macchina che mi ha ucciso.

1 commento:

  1. Sorpendente, soprattuto vedere come nella nostra testa le informazioni lette vengano rielaborate a nostro piacimento. In ogni parola ci leggiamo un non so che di nostro, qualcosa che ci ricordi la nostra vita, ed immaginiamo come anche un breve racconto possa andare a finire; ed ancor più sorprendente vedere come una semplice frase possa lasciarci senza fiato.
    Esperimento ben riuscito, talvolta un po' scarno in talune pari, molto coinvolgente in altre. Ma questo è solo il parere di un profano, che ama approcciarsi con entusiasmo alla lettura ed alla scrittura.
    Bello, ben fatto, ma forse mi aspettavo di più.

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