domenica 14 marzo 2010

Esperimenti

Esperimento 23467. Fase input, stadio 4.
"I calcoli sono esatti. Sembra essere tutto perfetto. Non posso aver sbagliato. Ho seguito la procedura passo dopo passo. Senza commettere errori. La cabina non sembra avere cedimenti. Se la temperatura oltrepassera i livelli di sicurezza, l'impianto di raffreddamento utilizzando quello che restava di un frigorifero non permetterà alle tubature di scoppiare.
Ore 15.04. Il gatto miagola camminando tra i miei appunti sulla scrivania. Rovescia dell'acido sul mio libro di chimica generale. Lo prendo in mano e lo accarezzo. Lui è tranquillo. In un certo senso, ci fosse qualsiasi altra cosa capace di muoversi su quattro zampe l'avrei piacevolmente barattata col piccolo Sberla. Ma oltre al pesciolino rosso ormai galleggiante morto in quell'acqua verde fogna, niente altro sembra aver avuto vita nelle scorse 72 ore in questo scantinato. LO guardo negli occhi e sembra essere pronto ad immolarsi per amore della scienza.
Ore 15.07. Sberla è chiuso nella cabina. Miagola. Forse si agita. Se tutto va come deve, il tempo che la macchina vada in pressione, ed il circuito d'accelleratore ioni dovrebbe attraversare la piastra di titanio ed investire il generatore posto in cima alla cabina."

Quello che in effetti scriveva nel suo diario degli esperimenti sembrava non fare una piega. Il livello di vanadio e cloruro di potassio nel cilindro vicino alla cabina era esatto. Piccoli vortici gialli e neri reimpivano il circuito tubolare che avvolgeva l'intero impianto. Il frigorifero trovato vicino alla taverna all'angolo della vecchia fabbrica tre settimane prima era servito per completare la parte finale del ciclo. Le vecchie piastre di latta, usate dalla precedente padrona di casa, trovate nascoste tra i pensili della cucina potevano non reggere. Ma la loro consistenza era ideale. Non avrebbe potuto trovare di meglio. Almeno per il momento. Lo scantinato era un ammasso informe di appunti e libri. Beker svuotati di strani liquidi fosforescenti colavano da uno dei tavoli. Uno strano miscelatore dinamico, creato da una vecchio pneumatico bucato pendeva dal soffitto, poggiandosi su di uno dei ripiani sporgenti della libreria. La caldaia in fondo alla stanza, riempiva l'aria di uno strano insopportabile odore. Ma lui pareva non accorgersene. Come al solito, anche stavolta era così immerso nei suoi calcoli, nelle sue diavolerie, nel suo mondo fantastico, che niente poteva essere piu accogliente di quello scantinato di merda. I led si illuminavano a luci alterne, lasciando che strani fischi provenissero dai canali di ceramica posti ai lati della struttura. Quella che usava come piattaforma era quello che ne restava di una strana tavoa doi giochi per bambini trovata laggiù tempo prima. Vi aveva impiantato decine di cavi che entravano da un lato ed uscivano dall'altro, come un trapianto di capelli mal riuscito. Quel televisore che proiettava ancora in bianco e nero in cima ad una pila di libri era acceso da giorni forse sullo stesso canale. Ma non vi aveva mai prestato attenzione. C'era in onda una pubblicità di un detersivo. Niente che gli interessasse davvero. Diede un colpetto agli occhiali neri che gli si perdevano vicino alle orecchie in mezzo alla folta chioma riccia. Bevve quello che c'era nella tazza e butto giù la leva. Il volto gli si illuminò e nel frattempo la cabina iniziò ad oscillare pesantemente. Le corde trovate giu al porto per tenerla dovevano reggere il tempo necessario. Collegavano la cima della cabina, alle fondamenta dello scantinato con dei ganci in acciaio. Il baromento segnava la pressione in aumento. La luce rossa della sirena riempiva la stanza roteando sempre piu velocemente. Per un attimo la seguì con gli occhi. Poi si concentrò alzando e abbassando quelle che dovevano ricordare delle leve. Roteando manopole e rubinetti. Tirando corde e quanto altro aveva ingegnato perchè tutto andasse per il verso giusto. La stanza si rimpi di vapore. Dalla base della cabina uno denso fumo bianco inizio a diffondersi nell'aria. Usò lo sporco lembo del camice per provare a continuare a respirare. Controllò il livello dell'acqua e la temperatura, azionando l'impianto di raffeddamento. Tutto lo scantinato pareva vibrasse, le colonne, le travi che sovrastavano la struttura. Il fumo era dappertutto. Le corde erano sempre piu tese. Fin quando una si slacciò. Parti come una saetta schiantandosi contro uno dei dipinti sbiaditi affissi al muro. Cadde rovesciando una bottiglia di condensato di kelton sul pavimento. Si nascose sotto il tavolo, tenendosi la testa tra le mani. Orami l'aria era irrespirabile. Pareva stesse tutto per esplodere. E poi. Puff.
Come una lavatrice che termina la centrifuga. Tutto si fermò di colpo. Ed il silenzio tornò lentamente nello scantinato.
In quell'istante la porta dello scantinato in cima alle scale si aprì. Un'ombra alta poco più di un metro e mezzo si affacciò dalla cima delle scale. Piccole scarpe nere con fibbia d'argento. Un vestito blu sgargiante, una corona in testa ed una bacchetta magica in mano, stretta con l'orgoglio che solo i bambini hanno quando stringono una bacchetta.
"Ma cosa sta succedendo? Cosa diamine è questa puzza di bruciato. No, non dirmi l'hai rifatto ancora una volta?".
"Amore ti prego esci, non ti fa bene tutto questo fumo. E poi, perchè diamine sei vestita da fata?"
"Ma papà, mi devi accompagnare alla festa della scuola, l'hai dimenticato?"
"Cazzo.."
"Papa niente parolacce"
"Si scusa, piccola mia arrivo subito".
Scosto le sedie cadute per terra, calpestò quelle che rimaneva del pavimento e si avvicino alla macchina. Avvicinò l'orecchio alla cabina. Nessun rumore. Prese con tutte e due le mani la manovella e la girò con forza per aprirla. La lasciò roteare e poi aprì lo sportello.

Esperimento 23467. Fase finale, stadio 5. Resoconto
"C'è qualcosa che non va nel circuito di aereazione credo. La massa molare introdotta era esatta, ma qualcosa deve aver creato uno spostamento del baricentro d'equilibrio della reazione. Ora non ho tempo ma ricontrollerò i dati in uscita. Troverò cosa non va. Costi quello che costi.
Post Scriptum: Sberla è sparito! Ipotesi: proiezione della particelle del soggetto proiettatate in uno spazio flessibile parallelo dovuto all'intensità del flusso di quark negativi.
Trovare altro soggetto test, da catapultare nel tempo"

Iniziò a spegnere l'impianto, raffeddare la caldaia, scollegando il generatore.
"Papò sei pronto? Dai che arriviamo in ritardo come sempre ti prego"
"Si ho finito sto salendo piccola"
"Ah Papà, solo una cosa. Hanno bussato i vicini. Hanno ritrovato ancora una volta Sberla nel loro microonde".

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