Fiocchi. Piccoli, grandi fiocchi. Movimento ordinato, orizzontale, talvolta tendente all’obliquo, talvolta completamente disordinato. Fiocchi. Fiocchi bianchi. Sì, neve certo, ma non rinchiudiamo come sempre in una semplice parola il concetto che ce n’è dietro. C’é qualcosa di magico nella neve. Il vederla volteggiare dalla finestra, soffice. Il camminarci sotto senza avere l’impressione di bagnarsi. Altro discorso è avere i piedi come due tavolette di marmo, il perdere la sensibilità ai polpastrelli nel sol tentativo di fumare una sigaretta, la sensazione di sgretolamento della cartilagine dell’orecchio. Ma c’è qualcosa di magico nella neve.
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“Sergio, dai andiamo”
“Ma che palle...ho detto di no ed è no”
“Ma dai Sergino, che ci facciamo un weekend in montagna...Slittino, neve...”
“Ma che palle mamma, mi ha sempre fatto schifo la neve! E poi ho la partita a calcetto, e poi c’è il compleanno di Tommi, e poi...”
“Sergio, sali in macchina e taci!”
“Che palle, che palle, che palle...”
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Non so se si dica così, ma penso di essere meteopatico. Nel senso che il mio umore dipende dal tempo o che il tempo condizioni il mio umore, che poi è lo stesso. Mi sveglio con la pioggia e mi sento già spossato, un raggio di sole si fa spazio fra i buchini della tapparella e mi sveglio con il sorriso, vedo le foglie mosse violentemente dal vento e già mi viene mal di testa, ecc ecc. Con la neve ho un senso di serenità.
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Uff. Ma che ci faccio io qua. Guardali. Lei che con la scusa delle lezioni di sci se la fila col maestro abbronzato. Lui che con la scusa di guardare lei che impara a sciare fa il filo alla barista. Non lo capisco io il mondo degli adulti; questa ipocrisia neanche velata, quel salutino che si mandano sorridenti ogni tanto, ognuno pensando alla prossima battuta da fare alla vittima della vacanza. Ma soprattutto non capisco perché ogni volta devono coinvolgere me in questo giochetto. Forse il quadretto del fine settimana bianco in famiglia serve a calmare la coscienza oppure non fa che mettere altro peperoncino a questa sfiziosa evasione dalla routine. Tutto quello che volete, ma che palle, dovevo essere sul campo di calcetto adesso...
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Lo ammetto, mi sento un pò infantile ma forse è proprio per questo che mi piace. Non riesco a non farlo. Mi vesto, esco e cammino per ore. O a volte addirittura corro. Mi ci tuffo dentro e rido. Potrei passare giornate solo seduto a guardarla la neve e a pensare. Pensare niente di particolare eh, niente digressioni sul mondo e l’umanità, niente analisi introspettive, pensare e basta. Mi rilassa, più del massaggio che mi son fatto la settimana scorsa, più delle domeniche passate a vedere calcio in tv. Data la mia natura patetica e patologica dovrei chiedermi il perchè di tale reazione a tale evento, forse l’ho già fatto, forse non mi interessa.
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Ecco. Stesso copione di tutte le volte. Io qua col mio slittino rosso che è più nuovo di quando me lo comprarono, mia madre che è riuscita ad avere una lezione esclusiva e che sta affrontando la sua “prima” discesa da cui tornerà fra circa un paio d’ore con un sorrisone da donna soddisfatta, mio padre che per la sua “prima” volta sta facendo un giro completo dello chalet da cui tornerà un pò arrossato e con un ghigno da maschione virile. Che palle, che palle, che palle.
“Ciao. Senti che ne diresti di farmi provare il tuo bel slittino rosso?”
“Io..cioé...veramente...insomma...solo che...volevo dire...”
Dio mio, cos’è questo vuoto nello stomaco...perché sto blaterando parole senza senso...come fa la mano a sudarmi a meno 5...no dai, non mi arrossire adesso...gambe, ma perchè state tremando...dio quanto sei bella...
“...certo che puoi provarlo...”
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Lessi un libro una volta, un libro di uno psicologo. Diceva che quasi tutto del nostro carattere e del nostro comportamento dipende da traumi avuti fino al decimo anno di età. Traumi sia belli che brutti sia chiaro.
Io non credo a sto fatto dei traumi infantili. Con l’orecchio che mi si sta sgretolando, i polpastrelli ormai insensibili che lasceranno cadere la sigaretta da un momento all’altro, due tavolette di marmo al posto dei piedi, mi godo questi fiocchi. C’è qualcosa di magico, mi rendono sereno, e tanto mi basta.
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